I nuovi materiali possono aiutare la tutela dell’ambiente? La ricerca per produrre materiali più sostenibili, ma al contempo resistenti e versatili è continua. Nel settore si investe molto e senza dubbio dai materiali innovativi verrà un crescente contributo alla tutela dell’ambiente che dovrà sempre più essere una priorità largamente condivisa nei prossimi anni.
Pensiamo ad esempio allo smisurato utilizzo della plastica. Questo materiale ha numerosi pregi: si adatta all’uso in praticamente ogni settore, ma si rivela purtroppo ad alto impatto ecologico. L’innovazione nel settore va oggi in una precisa direzione lo sviluppo di materiali performanti, ma biocompatibili, nella fattispecie le cosiddette bioplastiche.
Oggi la plastica che tutti noi conosciamo e usiamo viene lavorata e trasformata in prodotti finiti e semilavorati che sono entrati nella nostra quotidianità. Tra i suoi punti di forza la leggerezza, la facilità nel lavorarla facendole assumere ogni forma o consistenza. Gli oggetti in plastica sono facili da lavare, resistono all’acqua, ai cambiamenti di temperatura, sono inoltre piuttosto economici, rispetto a quelli prodotti in altri materiali.
La plastica che oggi sempre più spesso viene criticata, in realtà può essere vista come un materiale ecologico, il suo utilizzo ha evitato lo sfruttamento di altri materiali, come legno o vetro, inoltre può essere riciclata e riutilizzata molte volte. Il problema però è che spesso non la ricicliamo. La maggiore criticità della plastica è che troppo spesso finisce nell’ambiante e potenzialmente anche nel cibo che mangiamo.
La produzione di plastica è aumentata in modo esponenziale dal 1950 ad oggi, passando da 2,3 milioni di tonnellate a circa 450 milioni di tonnellate. Come si può affrontare tutto questo? Aspettarsi un cambio nei comportamenti delle persone è difficile, meglio puntare su un cambio di materiali.
Anche i materiali innovativi e sostenibili hanno delle criticità
Materiali innovativi ed evoluti hanno molti vantaggi, ma non sono esenti da criticità. Le bioplastiche, così come le plastiche tradizionali, vengono lavorate ad alte velocità, finendo per caricarsi elettricamente e accumulando energia elettrostatica. Questa, se adeguatamente controllata, può anche aiutare a ottimizzare i processi produttivi, ma se non viene governata a dovere, può causare problemi anche molto seri alla produzione, tra questi: aumento degli scarti, scosse elettriche agli operatori, rischio di incendi o esplosioni o semplicemente un peggioramento rilevante della qualità media dei prodotti.
Per eliminare questi effetti negativi le cariche vanno neutralizzarle con dispositivi come barre elettrostatiche, soffianti, ugelli, o veli ionizzati. Così come cambiano i materiali, anche queste tecnologie si evolvono e adattano nel tempo, diventando sempre più performanti.
Il futuro sono i materiali innovativi, biocompatibili e riciclati
La plastica non ha colpa, ma l’uso che l’umanità ne ha fatto è stato criminale. Mentre ci interroghiamo su come riparare i danni, bisogna però anche guardare al futuro e a nuovi materiali che creino meno problemi. Le bioplastiche sono tra questi, si tratta di plastica biodegradabile che se quindi viene dispersa nell’ambiente non si accumula nel tempo causando grossi problemi. Queste plastiche sempre più spesso trovato già oggi ampia applicazione nel packaging, nell’alimentare, nella cosmesi e in vari altri settori.
L’imballaggio rimane il campo di applicazione più ampio e interessante per questi nuovi materiali, tanto da rappresentare quasi il 47% del mercato totale dei materiali bioplastici. Il trend continuerà a crescere nei prossimi anni e speriamo coincida con un apprezzabile miglioramento delle condizioni dell’ambiente.